Da anni mi prestavo a fare iniezioni a chi ne aveva bisogno. Questa volta fu proprio mia moglie (conosciuta in Brasile) a chiedermi di farne alcune ad una sua amica brasiliana come lei. Come sempre accettai di buon grado l’incarico e non pretendevo nulla in cambio. Lei telefonò subito alla sua amica Tania e confermò la mia disponibilità. Feci presente di essere disponibile al mattino prima di andare al mio studio di Architetto.
Il mattino seguente, andai da Tania e conobbi così anche i suoi nipoti: Marco, un bel ragazzo alto e magrolino con un viso più femmineo che mascolino. Poi c’erano le due gemelle di vent’anni, Anna e Marisol, bionde, formose, da far girare la testa, capirono subito che ero rimasto incantato dalla loro bellezza. Tania mi fece strada fino alla camera sua e, sdraiatasi sul letto, m’indicò il necessario che era sul suo comò. I nipoti rimasero nel corridoio, con aria molto tesa e preoccupata. Preparai la siringa col farmaco da iniettare, misi alcool sul cotone ed iniziai a strofinarlo sulla natica. Nel frattempo, con l’altra mano, infilai l’ago ed iniettai il farmaco, poi ripresi il cotone e massaggiai nuovamente la natica. I ragazzi che non avevano sentito nè versi di dolore e ne lamenti, entrarono in camera e guardarono la loro zia serena e soddisfatta. Chiesi a Tania di rimanere con me in camera e fece entrare per primo Marco che mi guardava molto insospettito. Gli dissi di spogliarsi e stendersi sul letto e la sua zia si sedette accanto a lui. Stesso rito: massaggio, zac con l’ago e di nuovo massaggio. Marco confermò anche lui di non avere sentito nulla. Poi Tania chiamò Marisol che si sdraiò sul letto e titubò un poco nello scoprire le sue magnifiche natiche. La rassicurai che anche lei non avrebbe sentito alcun dolore e sua zia le prese la mano tremante, invitandola a rilassarsi e non indurire il muscolo della natica, altrimenti avrebbe sentito tutto dall’inizio alla fine. Le praticai l’iniezione e, alla conclusione, anche lei ammise di non avere sentito alcun dolore. Venne infine il turno di Anna che entrò più sicura della sorella e si spogliò sfilandosi il vestitino di cotone che gli modellava maledettamente bene il suo sinuoso corpo. Si abbassò le mutandine, mostrandomi un pelosissimo monte mentre sua zia mi osservò sorridendo maliziosamente. Mentre preparavo la siringa, Anna si agitava rigirandosi sul letto, io quasi raggiunsi un’erezione fallica nell’osservarla. Le feci l’iniezione ed anche lei esultò per non avere provato dolore. Mi venne incontro e mi baciò sulla guancia, abbracciandomi ai fianchi. Non mi sfuggì però che, nel baciarmi, tirò fuori un pezzetto di lingua, sfiorandomi i baffi. Dopo che rimisi a posto il necessario per l’iniezioni, raggiunsi Tania in cucina che stava preparando un ottimo “cafè do Brasil” che già conoscevo, grazie a mia moglie. Nella prima settimana, (le iniezioni si sarebbero ripetute per due mesi, a causa di un’infezione gastrica venuta in seguito all’acqua del pozzo), tutto procedette normalmente ma, all’inizio della seconda, arrivai da Tania e ci trovai solo Marco. Non avendo fretta, essendo un libero professionista potevo arrivare al mio studio come e quando mi pareva, dissi a lui che avrei atteso il rientro delle donne. Intanto lui si offrì per liberarsi della mai gradita iniezione ed io acconsentii a fargliela subito.
Dopo aver eseguito l’iniezione, lui mi si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia, ringraziandomi per non avergli fatto sentire mai dolore. Io gli sorrisi e mi sedetti sulla poltrona in salotto. Le donne finalmente arrivarono e, dopo averle servite tutte, prendemmo insieme il rituale caffè. Mentre sorseggiavo la bevanda, mi sento una mano scorrere sulla mia coscia destra e fermarsi all’inguine. Le gemelle erano ai miei lati, perciò potetti intuire chi di loro mi stava toccando: Marisol era alla mia destra. Preso il caffè finsi di appoggiare le mie mani sulle mie cosce come per darmi uno slancio per alzarmi in piedi ma posai la mia mano invece su quella di Marisol. Poi mi alzai e, salutando tutti loro, andai al mio ufficio. Il giorno dopo mi ritrovai nuovamente solo con Marco che però mi osservava maliziosamente. Senza tanti preamboli gli feci l’iniezione di sempre e, mentre rimettevo a posto le fiale del medicinale, lui di scatto si avvicinò a me e, molto abilmente mi slacciò la cintura ed i pantaloni caddero in terra. Non feci in tempo a realizzare quanto mi stava accadendo, che Marco mi aveva preso il mio strumento in bocca succhiandomelo meglio di una qualsiasi esperta puttana. Non fui in grado di fermarlo, ma infine godetti da morire, sborrandogli in bocca. Mi stavo riallacciando i pantaloni quando sentii aprirsi la porta d’ingresso mentre arrivarono le tre donne. Come sempre bucai i culetti a loro e, mentre poi si prendeva insieme il solito caffè, Marco si sedette alla mia sinistra e mi toccava il cazzo facendolo rialzare di nuovo ma la sua mano si scontrò con quella di Marisol che non perse l’occasione di cercare il mio sesso notando come si guardavano tra di loro. Il giorno seguente ci trovai tutti loro e non accadde nulla di nuovo: punture, caffè e arrivederci. Poi però, alcuni giorni dopo, mi ritrovai da loro, trovandoci però solo le gemelle perchè Tania e Marco erano al Pronto Soccorso in seguito ad una slogatura alla caviglia di Marco. Proposi a loro di farsi fare le punture, disposto a ritornare il pomeriggio per farla a Tania e Marco. Si guardarono e ridacchiarono un pò, poi andarono in camera dove c’era il necessario. Si sdraiarono l’una accanto all’altra e, mentre preparavo le siringhe, si voltarono verso me, esibendo le loro pelosissime vagine che mi mandarono il sangue alla testa. Le pregai di fare le brave e si rigirarono esibendo i loro culetti meravigliosi. Feci a tutte l’iniezione, e, mentre riponevo le cose a posto, insieme si alzarono e finirono di spogliarsi completamente spingendomi e facendomi cadere sul letto. In pochi attimi ero col cazzo di fuori e mentre una me lo ciucciava, l’altra mi infilava la lingua in bocca. Non so come ma finimmo a scopare come forsennati, eccitato come ero dalla loro bellezza e sensualità. La storia andò avanti per mesi, anche quando finirono le iniezioni ma loro venivano spesso al mio studio nelle prime ore del pomeriggio quando ero solo ed i miei collaboratori non arrivavano prima delle quindici e trenta. Avevo letteralmente perso la testa per quelle scatenate troiette !!