Le strane voglie di una signora per bene
Era una di quelle gelide serate invernali. Dopo una dura giornata di lavoro me ne stavo distesa sul mio divano a gambe aperte con la mia mutandina di pizzo, letteralmente distrutta ma con voglie di un bel cazzo che mi aiutasse a mettermi alle spalle la giornata da incubo trascorsa a lavoro. E fu così che mi sfilai le mutandine, presi un bel cetriolo dalla cucina e iniziai a masturbarmi con sempre più foga, chiudendo gli occhi e gemendo come una vera cagna in calore. Mentre mi sbattevo il cetriolo in figa in maniera sempre più violenta, immaginavo di essere fottuta con fogada un gruppo di senegalesi che abitano nel mio palazzo. Fantasticavo sui loro enormi cazzi scuri come la pece e duri come il marmo, i loro corpi muscolosi ai quali aggrapparmi. Ero in un brodo di giuggiole, avevo gli occhi chiusi e ansimavo come una cagna quando fui interrotta da una voce: “signora lei essere grande porca libidinosa affamata di cazzo, lei poteva dire noi che gli sfondavamo la sua bella fica pelosa. Le sue urla si sentono fin nelle scale, ha lasciato la porta aperta di proposito, eh? Lei è una zoccola, si vergogni signora di sto cazzo, si vergogni!”
Erano loro, i senegalesi oggetto delle mie fantasie, che erano accorsi con il cazzo in tiro dopo avermi sentito gemere come una cagna. Effettivamente mi ero fatta trasportare dal piacere, avevo lasciato la porta aperta per la stanchezza e ora mi ritrovavo con 5 sexy semi-sconosciuti in casa armati di un cazzo da 30 centimetri e vogliosi di sfondarmi tutta. Una situazione tanto eccitante quanto terrificante: avrebbero potuto farmi del male, legarmi, imbavagliarmi, rapinarmi, persino rapirmi. Cosa ne sarebbe stato di me?
Neanche il tempo di chiedermelo che uno di loro mi prese una mano e me la legò alla sua con una manetta, mentre un altro tirò fuori una videocamera dalla borsa: cosa avevano in mente? Neanche il tempo di chiedermelo che uno dei senegalesi mi disse: “siccome lei è una grandissima cagna in calore che finge di essere disturbata dai nostri sguardi quando ci vede per strada, invece di romperle la figa ed il culo come meriterebbe, abbiamo deciso di non darle alcun tipo di piacere, ma di ricattarla: lei ora continuerà ad infilarsi il cetriolo in figa e noi la riprenderemo e così faremo per le prossime 5 settimane. Ogni settimana avrà uno di noi di fronte a lei con il cazzo in tiro a stimolarla. Non provi a denunciarci, altrimenti metteremo il filmato su internet.” E fu così che per 5 settimane, ogni venerdì, di ritorno dal lavoro, ero costretta ad accogliere in casa mia i 5 senegalesi che abitavano al piano di sopra e lasciarmi riprendere mentre mi masturbavo di fronte al cazzo in tiro di uno di loro. Mentre mi infilavo il cetriolo in figa, loro mi offendevano chiamandomi: troia ciucciacazzi, italiana snob razzista, signora di sto cazzo, succhiabanane, rotta in culo, porcona ingurgita sborra e mi ricordavano che se li avessi fatti incazzare avrebbero pubblicato i filmati.
Per fortuna anche quelle 5 settimane finirono, loro rispettarono i patti e quando ci incrociavamo per le scale o per strada, continuavamo a comportarci come perfetti sconosciuti, anche se ora mai e poi mai mi sarei azzardata a guardarli con disprezzo. Sembrava essere andato tutto liscio, quando un bel giorno, di ritorno da lavoro mi ritrovai in casa il mio ex ragazzo che oltre alla sua sgradita presenza mi fece trovare i video girati dai senegalesi pronti per essere caricati su un sito porno, confessandomi che era stato lui a organizzare tutto, a dar loro le chiavi.
Neanche il tempo di manifestargli la mia rabbia, che dalla porta di casa mia entrarono gli extracomunitari e mi intimarono con forza di spogliarmi di fronte ad una webcam, avevano un bel “progettino” per me. Quale?
Mi avevano iscritto ad un portale di webcam girl, mi sarei dovuta spogliare e masturbare in videochat e versare a loro e al mio ex ragazzo tutto il ricavato delle mie “performance”. Un ricatto a cui non potevo fare a meno di ribellarmi per la gioia di quel sadico depravato del mio ex e dei suoi “compagni di merende” senegalesi, altrimenti sarei finita “in pasto al web”.