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Racconti eros al mare

Ecco le storieporno: Leggere storie piccanti sotto l’ombrellone forse non era stata una grande idea per Monica, che a ogni pagina sentiva il proprio corpo sommerso da una enorme voglia di cazzo: e così, quando ogni tanto alzava gli occhi per distrarsi un attimo, finiva per guardare tutti gli uomini che la attorniavano in spiaggia e cominciava a fantasticare storie sexy con ognuno di loro.

Un triangolo con quel pacifico quarantenne, una botta e via con quel ragazzino che doveva appena aver finito gli studi, una fuga d’amore con il bagnino e storie porno reali con il barista. La situazione peggiorò il giorno in cui nell’ombrellone di fianco al suo arrivò Marco, ventenne in apparenza solo: il suo fisico gracilino innescava i pensieri più torbidi in Monica, che pur essendosi fatta sbattere da uomini di ogni fattezza, inclusi campioni di body building, non riusciva a resistere al piacere dei ragazzi magri e di quel che avevano tra le mutande.

Così, il primo giorno in cui Marco piazzò il telo da mare a pochi centimetri dai suoi piedi, Monica sentì un brivido correrle lungo la schiena, mentre già iniziava a inumidirsi al pensiero di quello che avrebbe voluto fargli e che sperava non sarebbe rimasto confinato in pochi racconti eros.

Marco si sdraiò sul telo e iniziò ad ascoltare la musica dalle cuffiette, mentre Monica lo guardava cercando di non farsi notare dagli altri bagnanti. I suoi capezzoli, più grandi della norma e un po’ sporgenti, le facevano venire voglia di iniziare a leccarlo da cima a fondo. 

Quelle storie porno, però, stavano per prendere una piega inaspettata: ben presto il ragazzo si rese conto di essere osservato dalla sua vicina di ombrellone e le sorrise con uno sguardo sorpreso. Seguì un rapido ed eccitante scambio di sguardi, e come per magia la spiaggia sembrava deserta: in effetti era l’una del pomeriggio, e a quell’ora tutte le famiglie erano in albergo a mangiare o a riposare.

C’erano solo lei, lui e quel suo membro che iniziava a fare capolino dai boxer verdi che facevano fatica a contenerlo: piano piano il suo glande si palesava dal pube arrivando vicino all’ombelico. 

Fu allora che Monica capì che era arrivato il momento di mettere ogni esitazione da parte e di darsi da fare: si sdraiò sul telo su cui stava anche lui e avvicinò la propria bocca alla sua, senza perdere tempo in convenevoli che sarebbero stati utili solo in racconti eros di terz’ordine.

Presi dalla foga dei loro corpi e delle loro bocche, cominciarono ad esplorarsi incuranti dei raggi del sole che stavano quasi bruciando la loro pelle.

Con la sua lingua curiosa Monica passò in breve tempo dalle labbra alle orecchie, e poi dal collo ai capezzoli, dall’ombelico alle cosce, giù giù fino ai piedi, leccandogli i talloni mentre lui non si vergognava ad abbassarsi le mutande e a mostrare tutta la propria eccitazione.

Nemmeno lei aveva qualcosa da temere, e si slacciò il reggiseno mostrando le sue mammelle bianche come il latte e grosse come colline da percorrere. Ritornò su con la lingua, fino alle spalle, senza aver progettato il prosieguo di quell’incontro ma sentendo il cazzo che le sfiorava la pancia, come se fosse desideroso di essere afferrato, leccato o morso.

Quindi fu la volta di lui, che la prese per la testa e iniziò a mordicchiarle i capezzoli: ben presto notò che questo era il suo punto debole, almeno a giudicare dalla potenza dei suoi sospiri e dal modo affannoso in cui ansimava. Il movimento continuo e rapido con cui lui spostava la lingua sulle sue mammelle era lo stesso che lei praticava con la sua mano destra che aveva preso a masturbarlo. Tutt’intorno il silenzio, solo il bagnino che faceva finta di non vedere.

Da quel momento in poi fu un turbine di passione, saliva e umori vaginali: lui le strappò letteralmente il suo bikini – di certo lei non avrebbe più potuto usarlo – e affondò con la testa tra le sue gambe, scoprendo con una certa sorpresa che non c’era nemmeno un pelo che gli avrebbe graffiato le guance. Meglio così: lavorando solo con le labbra e con la lingua, si diede da fare per farla fremere, e a giudicare da come stava diventando umida si poteva dire che l’obiettivo stava per essere raggiunta.

Fu in quel momento, mentre lui le stava regalando uno dei piaceri più intensi della sua vita, che lei decise di prendere coraggio e fare un passo oltre, bagnandosi il dito medio con un po’ di saliva e facendolo scorrere tra le gambe di lui proprio là dietro.

Scoprì, con sua grande sorpresa, che la via era molto meno stretta di quel che immaginasse, e il percorso per arrivare alla prostata era davvero agevole. 

Si accorse subito di quanto fosse brava.

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